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Disturbi di personalità

Cosa sono i disturbi di personalità?

I disturbi di personalità possono essere definiti come un modello abituale di esperienza interiore e di comportamento che deviano marcatamente rispetto alle aspettative della cultura di appartenenza propria della persona.

I disturbi di personalità sono caratterizzati da problematiche connesse a due o più delle seguenti aree:

  • cognitiva, ossia avviene distorsione cognitiva nella percezione e interpretazione di sé, degli altri e degli eventi;
  • affettiva, ossia avviene variabilità, labilità, intensità e inadeguatezza della risposta emotiva;
  • interpersonale, ossia ha problemi nelle relazioni interpersonali;
  • controllo degli impulsi, ossia ha una difficoltà a controllarli.

Nei disturbi di personalità il modello abituale – esperienza interiore e comportamento – risulta in questi casi essere rigido, immodificabile e pervasivo in una varietà di situazioni personali o sociali.

Per fare un esempio sul modello abituale rigido, immodificabile e pervasivo immaginiamo il caso di una persona che tiene tutto sotto controllo e deve essere tutto sempre perfettamente in ordine, in casa come in ufficio. Questa persona spende molta energia per pulire la casa ogni mattina prima di andare a lavoro, e lo fa sempre anche nelle situazioni in cui sta male e non ha energia, come per esempio nel caso di un’influenza, o nel caso in cui a subito un intervento chirurgico, ecc. Questo comportamento provoca nel partner disappunto e tra loro avvengono frequenti litigi, in quanto quest’ultimo la vede sofferente. La persona non riesce a fare a meno di tenere tutto perfettamente in ordine. Dedica così tanto tempo a pulire e controllare che le cose siano in ordine, da non avere il tempo neanche di divertirsi con la famiglia, con gli amici…

I disturbi di personalità compaiono dall’adolescenza alla prima età adulta su una base di vulnerabilità psichica derivante dall’interazione tra la dimensione biologica e la dimensione dell’ambiente esterno, quali le relazioni significative con le figure di accudimento, negative, traumi, lutti e abbandoni reali o immaginati.

 

Tipologie

I disturbi di personalità si possono distinguere in tre gruppi e per ognuno descriverò come si percepiscono, come percepisco gli altri e la visione della vita.

 

Gruppo A comportamenti considerati “strani” con tendenza all’isolamento e alla sospettosità

1. La persona con un disturbo paranoide di personalità 2. La persona con un disturbo schizoide di personalità 3. La persona con un disturbo schizotipico di personalità  

 

Gruppo B comportamenti considerati “emotivi” o “imprevedibili” con tendenza a poca empatia e poco altruismo 1. La persona con un disturbo istrionico di personalità 2. La persona con un disturbo borderline di personalità 3. La persona con un disturbo antisociale di personalità  4. La persona con un disturbo narcisistico di personalità 
Gruppo C comportamenti considerati “ansiosi” o “timorosi” con tendenza a una bassa autostima 1. La persona con un disturbo evitante di personalità  2. La persona con un disturbo dipendente di personalità  3. La persona con un disturbo ossessivo-compulsivo di personalità   

 

 

Gruppo A

In questo gruppo ci sono i disturbi di personalità paranoide, schizoide e schizotipico.

 

1. La persona con un disturbo paranoide di personalità 

 

 

ha un atteggiamento interpretativo e diffidente. Si sente sempre nel giusto, è sempre innocente e nobile d’animo, invece gli altri sono maligni, discriminanti e con con fini aggressivi.

Così crede che “gli obiettivi degli altri sono quanto meno sospetti ed è meglio quindi stare in guardia e diffidare”.

Secondo il DSM 5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) si può parlare di un disturbo paranoide di personalità  quando la persona, in svariati contesti di vita (lavoro, famiglia, scuola, amici,ecc.) si muove su quattro o più delle seguenti dimensioni, afferenti alle aree affettiva, cognitiva, emotiva e relazionale.

La persona con un disturbo paranoide di personalità  crede che le altre persone la sfruttino, la danneggino, anche se non ci sono prove, o sono insignificanti, a sostegno di questa aspettativa. Dubita, senza eventi oggettivi, della lealtà o affidabilità di amici e colleghi, le cui azioni di questi ultimi vengono esaminate minuziosamente per metterne in luce intenzioni ostili. Anche quando colleghi o amici si mostrano leali nei suoi riguardi ne rimane così colpita che non riesce a crederci. E’ riluttante a confidarsi o ad entrare in intimità con altre persone, in quanto teme che le stesse confidenze fatte, possano, a loro volta, ritorcersi contro.

La persona con un disturbo paranoide di personalità  porta costantemente rancore in quanto non riesce a dimenticare e ad elaborare insulti o offese, che crede di aver ricevuto. Percepiscono attacchi al suo ruolo o reputazione ed così pronta a contrattaccare o a reagire con rabbia. Può inoltre, essere gelosa in modo patologico, spesso ha sospetti, senza motivo, sull’infedeltà del partner o del coniuge. Arriva addirittura a raccogliere prove banali o dettagliate a sostegno delle sue convinzioni sull’essere stata tradita.

 

 

2. La persona con un disturbo schizoide di personalità 

è autosufficiente, solitaria e socialmente goffa, autonoma, anaffettiva; vede gli altri come per niente gratificanti e le relazioni sono complicate e poco stimolanti.

Così crede che “è meglio stare lontano dal mondo in quanto poco interessante”.

Secondo il DSM 5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) si può parlare di un disturbo di personalità schizoide quando la persona, in svariati contesti di vita (lavoro, famiglia, scuola, amici,ecc.) si muove su quattro o più delle seguenti dimensioni, afferenti alle aree affettiva, cognitiva, emotiva e relazionale.

La persona con disturbo schizoide di personalità sembra non desiderare l’intimità, appare indifferente alle opportunità di stabilire relazioni affettive anche in ambito familiare o in altri ambiti sociali. Preferisce trascorrere il tempo da sola piuttosto che stare in compagnia di altre persone.

Spesso appare come persone “solitarie”e quasi sempre sceglie attività o hobby individuali, dove non è richiesto il coinvolgimento di altre persone. Come per esempio giochi al computer e matematici.

Sente poco interesse sessuale verso altre persone. Di solito ha poca capacità di provare piacere per esperienze sensoriali, fisiche o interpersonali, come fare una camminata a guardare il tramonto o fare sesso.

La persona con un disturbo schizoide di personalità prova poco piacere o nessun piacere nel fare qualsiasi attività. Non ha amici di “qualità” o confidenti, eccetto i parenti di primo grado. Risulta indifferente alle approvazioni o alle critiche degli altri, quindi non si preoccupa di ciò che gli altri possono pensare nei suoi riguardi. Spesso dimostra un’affettività ridotta e appare fredda e distaccata, raramente prova emozioni come la rabbia e la gioia.

In alcune occasioni, in cui si trova a proprio agio nel rivelare se stessi, riconosce e sente le interazioni sociali come dolorose.

 

3. La persona con un disturbo schizotipico di personalità 

si reputa incapace e sta bene nel suo mondo. Vede gli altri in modo conflittuale, desidera stare con gli altri in quanto interessanti, ma allo stesso tempo considera le relazioni troppo difficili.

Così “cerca gli altri, ma sta sempre ai margini delle relazioni”.

Secondo il DSM 5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) si può parlare di un disturbo schizotipico di personalità  quando la persona, in svariati contesti di vita (lavoro, famiglia, scuola, amici,ecc.) si muove su cinque o più delle seguenti dimensioni, afferenti alle aree affettiva, cognitiva, emotiva e relazionale.

La caratteristica essenziale del disturbo schizotipico di personalità è la pervasività del disagio, in forma acuta, nell’ambito sociale e relazionale, con ridotta capacità di avere relazioni affettive, distorsioni cognitive e percettive. Eccentricità nel comportamento che inizia entro la prima età adulta.

La persona con un disturbo schizotipico di personalità fa spesso interpretazioni sbagliate circa avvenimenti e eventi esterni, lì interpreta come se avesse un significato particolare e insolito. Può essere superstiziosa o preoccupata da fenomeni paranormali, che sono in contrasto con le norme del proprio conteso socioculturale. Può credere di aver un controllo magico sugli altri direttamente, al solo pensiero o attraverso la realizzazione di rituali magici.

La persona con un disturbo schizotipico di personalità può avere alterazioni percettive, sentire una persona che mormora il suo nome o avvertire la presenza di un’altra persona. Il suo parlare può includere frasi e costruzioni verbali insolite o espressioni strane e bizzarre apparentemente non collegate al contesto nel quale avviene l’interazione verbale o ai contenuti della stessa (linguaggio idiosincratico).

La persona con un disturbo schizotipico di personalità nel suo parlare può rispondere in modo eccessivamente concreto,  astratto o insolito. E’ spesso sospettosa e può avere un’ideazione paranoie, come ad esempio che i colleghi stanno facendo di tutto per rovinargli la reputazione.

La persona con un disturbo schizotipico di personalità non è capace di esprimere tutta la gamma dell’affettività e dei segnali interpersonali necessari per relazioni; quindi interagisce con l’altro in modo inappropriato, rigido o limitato. Sono considerarti dagli altri strano o eccentrici, in quanto ad esempio indossano un abbigliamento trasandato, non coordinato o sporco.

La persona con un disturbo schizotipico di personalità, di solito, hanno pochi o nessun amico intimo, eccetto parenti di primo grado, nonostante sono interessati alle relazioni interpersonali. Nelle situazioni sociali, non con i propri familiari, hanno ansia sociale che non diminuisce con l’aumento della conoscenza con le persone. Tale ansia sociale tende ad essere collegata a preoccupazioni paranoici piuttosto che un giudizio negativo di sé.

 

Gruppo B

In questo gruppo ci sono i disturbi di personalità istrionico, borderline, antisociale e narcisistico.

1. La persona con un disturbo istrionico di personalità

si reputa attraente, si veste elegante, non passa inosservata ed è emotivamente sensibile. Utilizza un fascino teatrale con capricci, crisi di pianto e gesti suicidari e seducenti in quanto gli altri sono seducibili e ammiratori.

Così crede che “gli altri esistono per servirla e ammirarla; gli altri non hanno diritto di negarle ciò che lei si aspetta, l’importante per lei è seguire le sue sensazioni”.

Secondo il DSM 5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) si può parlare di un disturbo di personalità istrionico quando la persona, in svariati contesti di vita (lavoro, famiglia, scuola, amici,ecc.) si muove su cinque o più delle seguenti dimensioni, afferenti alle aree affettiva, cognitiva, emotiva e relazionale.

Le caratteristiche essenziali del disturbo istrionico di personalità sono un’emotività pervasiva ed eccessiva e un comportamento testo alla ricerca di attenzione da parte degli altri. Questo schema emotivo e comportamentale inizia entro la prima età adulta.

La persona con un disturbo istrionico di personalità si sente a disagio nelle situazioni in cui non è al centro dell’attenzione. Infatti, tale personalità  si prende il ruolo di protagonista della festa, e se non è al centro dell’attenzione, può mettere in atto qualcosa di teatrale come come inventare delle storie per attirare l’attenzione su di sé.

La persona con un disturbo istrionico di personalità ha un aspetto esteriore e un comportamento spesso provocante e deduttivo dal punto di vista sessuale.  Questo comportamento viene manifestato in una grande varietà di situazioni sociali, anche lavorative, indipendentemente dal reale interesse che prova verso una determinata persona. Manifesta un’espressione dell’emozioni rapidamente mutevole e superficiale.  Utilizza costantemente l’aspetto fisico per attirare l’attenzione su di sé, impegna un’eccessiva quantità di tempo e denaro per acquistare abiti e le cure personali. Adotta un linguaggio eccessivamente impressionistico e privo di dettagli a supporto delle sue opinioni.

La persona con un disturbo istrionico di personalità mostra autodrammatizzazione, teatralità con un manifestazione esagerata delle emozioni, come piangere in modo esagerato per eventi sentimentali minimi, o avere scatti d’ira improvvisi. Ha un alto grado di suggestionabilità. Può essere eccessivamente fiduciosa, soprattutto nei confronti di figure con forte autorità a cui attribuiscono la risoluzione magica dei loro problemi. Considera le relazioni più intime di quanto lo siano realmente.

 

2. La persona con un disturbo borderline di personalità  

è mutevole, fragile emotivamente instabile, autolesionista con una forte paura dell’abbandono e del rifiuto; vive gli altri sia iperidealizzandoli che ipersvalutandoli, gli altri sono gli unici che possono colmare il suo vuoto interiore.

Così crede “gli altri devono soddisfare tutti i suoi bisogni, e se gli altri si allontano rimane profondamente delusa”.

Secondo il DSM 5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) si può parlare di un disturbo borderline di personalità  quando la persona, in svariati contesti di vita (lavoro, famiglia, scuola, amici,ecc.) si muove su cinque o più delle seguenti dimensioni, afferenti alle aree affettiva, cognitiva, emotiva e relazionale.

Le caratteristiche essenziali del disturbo borderline di personalità sono la pervasività nell’instabilità nelle relazioni interpersonali, nell’immagine di sé e nell’umore, e una marcata impulsività, che inizia entro la prima età adulta.

La persona con un disturbo bordeline di personalità  compie degli sforzi disperati per evitare un reale o immaginario abbandono. La percezione della separazione o del rifiuto imminenti possono condurre ad alterazioni profonde dell’immagine di sé, dell’umore, della cognitivi e del comportamento. prova intensi timori di abbandono e rabbia inappropriata, anche quando si trova ad affrontare separazioni reali temporanee o quando intervengono dei cambi di programmi con altre persone.Possono credere che questo “abbandono” dipendente perché è una cattiva persona.

La persona con un disturbo bordeline di personalità può idealizzare amiche o amanti potenziali al primo o secondo incontro, chiedere di trascorrere molto tempo insieme e condividere i dettagli più intimi all’inizio di una relazione. Allo stesso modo può svalutare la persona in quanto non si occupa abbastanza di lei.

La persona con un disturbo bordeline di personalità può esserci un alterazione improvvisa e drammatica dell’identità, caratterizzate da cambiamenti di obiettivi, valori e aspirazioni. Cambiamenti di opinioni e di progetti lavorativi, dell’identità sessuale e della scelta di tipologia di amici.

La persona con un disturbo bordeline di personalità manifesta impulsività in almeno due delle segue aree potenzialmente dannose per se stessa, come giocare d’azzardo, abbuffarsi, spendere soldi irresponsabilmente, avere rapporti sessuali sono sicuri e guidare spericolatamente.

Manifesta ricorrenti gesti o minacce suicidare, o comportamento automutilante. Il suicidio riuscito si manifesta nell’8-10% di tali persone; gli atti mutilanti (es. tagliarsi o bruciarsi) e i tentativi di suicidio sono molto frequenti. Le azioni autodistruttive sono di solito indotte da minacce di separazione o di rifiuto. L’automutilazione può verificarsi durante esperienze dissociative e spesso porta sollievo, riaffermando la capacità di sentire o di espiare la sensazione di essere una persona cattiva.

La persona con un disturbo bordeline di personalità può esprimere un’instabilità affettiva a causa di una considerevole reattività dell’umore, come per esempio irritabilità o ansia di breve durata a causa di stress vissuti nei rapporti interpersonali. Può percepire sentimenti di vuoto. Esprime rabbia inappropriata, intensa o non riesce a gestirla. Nei periodi che vivono di stress estremo può manifestarsi l’ideazione paranoide transitoria o sintomi dissociativi (es. depersonalizzazione).

 

3. La persona con un disturbo antisociale di personalità 

è forte, aggressiva e solitaria; considera gli altri persone vulnerabili e deruba, imbroglia e manipola.

Crede “di essere autorizzata a infrangere le regole, gli altri tendono a sfruttarti quindi vanno distrutti”.

Secondo il DSM 5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) si può parlare di un disturbo antisociale di personalità  quando la persona, in svariati contesti di vita (lavoro, famiglia, scuola, amici,ecc.) si muove su tre o più delle seguenti dimensioni, afferenti alle aree affettiva, cognitiva, emotiva e relazionale. Tale disturbo è stato anche denominato psicopatia, sociopatia o disturbo dissociale della personalità.

La caratteristica essenziale del disturbo antisociale di personalità è la pervasività nell’inosservanza e nella violazione dei diritti degli altro, che inizia nell’infanzia o nella prima adolescenza (intorno ai 15 anni) e continua nell’età adulta. Per porre questa diagnosi la persona deve avere almeno 18 anni.

La persona con un disturbo antisociale di personalità non riesce a conformarsi alle norme sociali per quanto riguarda un comportamento teso alla legalità.  Tende alla disonestà e alla manipolazione per profitto o per piacere personale. L’impulsivisità può manifestarsi  con l’incapacità di pianificare; le decisioni sono prese sotto l’impulso del momento.Tende ad essere irritabile e aggressiva anche con aggressioni fisiche. Mostra una noncuranza verso della propria sicurezza e quella degli altri (es. guidare l’automobile con eccesso di velocità) . Può assumere comportamenti sessuali o fare uso di sostanze con alto rischio di conseguenze dannose. Tende spesso ad un comportamento irresponsabile.

La persona con un disturbo antisociale di personalità mostra uno scarso rimorso per le conseguenze per le proprie azioni. Può accusa la sua vittima di essere stupida o di  meritarsi il proprio destino.                                  

4. La persona con un disturbo narcisistico di personalità 

si sente speciale, unico, un essere superiore, e pensa che per lui valgono regole speciali ed è manipolativo e competitivo. Considera gli altri inferiori, suoi ammiratori e a sua disposizione, in quanto hanno bisogno di lei.

Crede che ” gli altri esistono per servirla in quanto sono esseri inferiori ed è migliore degli altri”.

Secondo il DSM 5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) si può parlare di un disturbo narcisistico di personalità  quando la persona, in svariati contesti di vita (lavoro, famiglia, scuola, amici,ecc.) si muove su cinque o più delle seguenti dimensioni, afferenti alle aree affettiva, cognitiva, emotiva e relazionale.

La caratteristica essenziale del disturbo narcisistico di personalità è la pervasività nella grandiosità, nella necessità di ammirazione e nella mancanza di empatia, che inizia entro la prima età adulta.

La persona con un disturbo narcisistico di personalità si sente molto importante. Abitualmente infatti, sovrastima le proprie capacità ed enfatizza i suoi talenti. E si aspetta e crede che gli altri lì riconoscono questo alto valore (anche se nella realtà non lo possiede); se ciò non accade ne rimane sorpresa.  Spesso nel giudizio esagerato dei propri talenti è implicita la svalutazione degli altri.  E’ spesso assorta da fantasie di successo, potere, fascino, bellezza, o di amore ideale.

La persona con un disturbo narcisistico di personalità  crede di essere superiore, speciale e unica e si aspetta che gli altri glielo riconoscano. Può pensare di essere capita solo da persone speciali o di classe sociale elevata e quindi di doverle frequentare, attribuendo a quest’ultimi qualità di “unico”, “perfetto”. La loro autostima, in tal modo, è potenziata, per rispecchiamento, dal valore idealizzato che attribuisce a coloro che frequentano.

La persona con un disturbo narcisistico di personalità richiede solitamente eccessiva ammirazione, preoccupandosi di quanto si stia comportando bene e di quanto venga giudicato favorevolmente dagli altri. Vivono come un suo diritto avere speciali favoritismi. Se tale aspettativa viene delusa rimane perplessa e diventa furiosa. Il senso di diritto di ricevere speciali favoritismi, unito alla mancanza di sensibilità per i desideri e le necessità altrui, può sfociare nello sfruttamento, cosciente o involontario, degli altri. Tende a stringere amicizie o relazionali sentimentali solo se sembra che l’altro possa, in qualche modo, favorire i suoi propositi o aumentare la sua autostima.

La persona con un disturbo narcisistico di personalità generalmente manca di empatia e hanno difficoltà a riconoscere i sentimenti degli altri. Tende a discutere le proprie preoccupazioni con dettagli inappropriati e prolissi, mentre sono incapaci di riconoscere che anche gli altri hanno sentimenti e necessità. Quando riconosce i sentimenti e i desideri degli altri li considera come segni di debolezza o vulnerabilità.

La persona con un disturbo narcisistico di personalità è spesso invidiosa degli altri o credono che gli altri la invidino. Ha un comportamento arrogante e presuntuoso, manifestando un atteggiamento snob, sdegnoso o di arrendevolezza con chi reputa speciale.

Il disturbo narcisistico di personalità è associato anche all’anoressia nervosa e ai disturbi da uso di sostanze (soprattutto la cocaina).

Gruppo C

In questo gruppo ci sono i disturbi di personalità  evitante, dipendente e ossessivo-compulsivo.

 

 

1. La persona con un disturbo evitante di personalità 

 

si considera incompetente e inadeguata sia dal punto di vista personale (autostima) che sociale; sono vulnerabili alla critica e al rifiuto da parte degli altri.

Crede che “La vita è difficile da affrontare, è terribile essere rifiutati, ma se la gente la conoscesse la rifiuterebbe”.

Secondo il DSM 5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) si può parlare di un disturbo evitante di personalità quando la persona, in svariati contesti di vita (lavoro, famiglia, scuola, amici,ecc.) si muove su quattro o più delle seguenti dimensioni, afferenti alle aree affettiva, cognitiva, emotiva e relazionale.

La caratteristica essenziale del disturbo evitante di personalità è la pervasività nella inibizione sociale, nei sentimenti di inadeguatezza e nell’eccessiva sensibilità al giudizio negativo, che inizia entro la prima età adulta.

La persona con un disturbo  evitante di personalità evita le attività lavorative che implicano un importante contatto interpersonale per timore di essere criticata, disapprovata o rifiutata. Può rifiutare così offerte di sviluppo di carriera poiché le nuove responsabilità potrebbero determinare le critiche dei colleghi/e. Evita di farsi nuovi amici, a meno che sia certa di piacere e di essere accettata senza critiche. Per diventare suo amico/a bisogna superare prove rigorose in quanto deve verificare l’accettabilità.Non si uniscono ad attività di gruppo, a meno che non vi siano offerte ripetute e generose di supporto.

La persona con un disturbo evitante di personalità mostra limitazioni nelle relazioni intime per timore di essere umiliata o ridicolizzata, sebbene sia capace di stabilire relazioni intime quando viene assicurata un’accettazione incondizionata. E’ particolarmente sensibile nell’avvertire di essere criticata o rifiutata in situazioni sociali. Tende ad essere timida, quieti “invisibili”, per timore che qualsiasi tipo di attenzione le rivolgano si umiliante o rifiutante. Si aspetta, indipendentemente da ciò che dice, che gli altri lo ritengano “sbagliato”, e così posso non dire assolutamente nulla. Nonostante il desiderio di partecipare attivamente alla vita sociale, temono di mettere il loro benessere nelle mani degli altri.

La persona con un disturbo evitante di personalità è inibita nelle situazioni interpersonali ed hanno un bassa autostima. Crede di essere socialmente inadeguata, non attraenti o inferiori agli altri. Evita ad assumersi rischi personali o impegnarsi in nuove attività, in quanto può rivelarsi imbarazzante.

 

2. La persona con un disturbo dipendente di personalità 

 

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si sente bisognosa, incapace, non esprime disaccordo per timore di essere disapprovata e rifiutata. Gli altri sono sono competenti, capaci di sostegno e idealizzati.

Crede che “ha bisogno degli altri per essere felice, ha bisogno di essere continuamente sostenuta e incoraggiata”.

La caratteristica essenziale del disturbo dipendente di personalità è la pervasività nella necessità di essere accuditi, che ne determina un comportamento sottomesso con vissuto del timore della separazione.

Secondo il DSM 5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) si può parlare di un disturbo dipendente di personalità quando la persona, in svariati contesti di vita (lavoro, famiglia, scuola, amici,ecc.) si muove su cinque o più delle seguenti dimensioni, afferenti alle aree affettiva, cognitiva, emotiva e relazionale.

La persona con un disturbo dipendente di personalità ha una grande difficoltà a prendere semplici decisioni, senza un’eccessiva quantità di consigli e rassicurazioni da parte degli altri. Ha bisogno che gli altri si assumano le responsabilità e prendano l’iniziativa per la maggior parte delle situazioni della sua vita. La persona adulta con questo disturbo  solitamente dipende da un genitore o da un coniuge o compagno/a per tutte le decisioni riguardanti la propria vita. Anche per la persona adolescente con questo disturbo vale lo stesso discorso dipendendo completamente da uno o  entrambi i genitori (dal vestiario al tempo libero). Tutte le richieste che la persona fa vanno al di là delle necessità tipiche all’età o alla condizione delle disabilità.

La persona con un disturbo dipendente  di personalità ha difficoltà ad esprimere il disaccordo verso gli altri, specialmente verso coloro da cui sono dipendenti, per timore di perdere il loro sostegno. Non si arrabbia adeguatamente con le persone dalle quali ha bisogno di essere sostenuto e accudito per timore di allontanarli. A causa della sua mancanza di sicurezza (autostima bassa), ha difficoltà a iniziare progetti o fare cose in modo autonomo. Riesce, tuttavia, a funzionare adeguatamente se ha la sicurezza che qualcun altro lì supervisione e li approva. Può temere di diventare o di apparire più competente, per timore di essere abbandonata.

La persona con un disturbo dipendente di personalità può giungere ad offrirsi per compiti spiacevoli pur di ottenere accudimento e sostegno dagli altri. E’ disposta a sottomettersi a ciò che gli altri vogliono, anche se le richieste sono irragionevoli. La necessità di mantenere un legame interpersonale importante  la conduce ad avere rapporti sbilanciati o disfunzionali, fino a fare sacrifici estremi o tollerare abusi verbali, fisici o sessuali. Si sente a disagio o indifesa quando è sola a causa dell’eccessivo timore di essere incapace di prendersi cura di sé.

La persona con un disturbo dipendente di personalità nel momento che termina una relazione intima può cercare con urgenza un’altra relazione che le fornisca l’accudimento e il sostegno di cui a bisogno. Ha eccessivamente timore, irrealistico,  di essere lasciata sola a prendersi cura di sé. Si sente così totalmente dipendente dalla consiglio e dall’aiuto di un’altra persona importante che teme di essere abbandonata anche in modo ingiustificato.

 

3. La persona con un disturbo ossessivo-compulsivo di personalità 

 

La persona con un disturbo ossessivo-compulsivo di personalità 

è responsabile, fidata, pedante, critica, punitiva, perfezionista e controllante. Gli altri sono irresponsabili, superficiali e incompetenti.

Crede che “la gente dovrebbe fare di più perché nella vita è indispensabile essere perfetti “.

La caratteristica essenziale del disturbo ossessivo-compulsivo di personalità è la pervasività nella diffidenza e la sospettosità nei confronti degli altri, tanto che la sua motivazione sono interpretate come malevole.

Secondo il DSM 5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) si può parlare di un disturbo ossessivo-compulsivo di personalità quando la persona, in svariati contesti di vita (lavoro, famiglia, scuola, amici,ecc.) si muove su quattro o più delle seguenti dimensioni, afferenti alle aree affettiva, cognitiva, emotiva e relazionale.

La persona con un disturbo ossessivo-compulsivo di personalità cerca di mantenere il controllo mediante un’attenzione minuziosa per le regole, i dettagli futili, le procedure, la forma che perde lo scopo principale dell’attività. Sono eccessivamente accurati e inclini alla ripetizione, prestando una straordinaria attenzione ai dettagli e controllando ripetutamente in cerca di eventuali errori. Dimentica che le altre persone tendono a infastidirsi dei ritardi e degli inconvenienti che derivano da questo comportamento.

La persona con un disturbo ossessivo-compulsivo di personalità mostra un perfezionismo che interferisce con il completamento dei compiti o del progetto, in quanto secondo i suoi standard risulta mai soddisfacente. Hanno una dedizione eccessiva al lavoro e alla produttività, fino ad escludere degli spazi per lo svago e per gli amici. Questo comportamento non risulta giustificato da una necessità economica. Può posticipare continuativamente uno attività di svago, in modo che non possa mai verificarsi. Si può concentrare eccessivamente sui lavori domestici. Se trascorre del tempo libero con gli amici, lo svolge in attività organizzate. Gli hobby o le attività creative li affronta come compiti seri che richiedono un’attenta organizzazione e un duro lavoro di controllo.

La persona con un disturbo ossessivo-compulsivo di personalità è eccessivamente coscienziosa, scrupolosa e intransigente in tema di moralità, etica o valori, in modo ingiustificato dall’appartenenza culturale o religiosa. Può essere impietosamente autocritica verso se stessa. E’ rigidamente sottomessa all’autorità e alle regole, con un’obbedienza assoluta.  E’ incapace di gettare via oggetti consumati o di nessun valore affettivo, ammette di essere “una formichina”.

La persona con un disturbo ossessivo-compulsivo di personalità è riluttante a delegare compiti o a lavorare con altri, a meno che non si sottomettano completamente al suo modo di fare le cose. Adotta una modalità di spesa economica improntata sull’avarizia sia per sé che per gli altri, per la convinzione che le spese debbano essere controllate per provvedere in caso di future catastrofi. E’ caratterizzata da rigidità e testardaggine, che ha problemi a seguire le idee degli altri.

 

Intervento psicoterapeutico

Per quanto riguarda il bisogno di andare in psicoterapia, le persone con disturbi di personalità, generalmente, non ne avvertono la necessità di intervenire, in quanto non sentono di stare male (egosintonia),  e conseguentemente non sentono la necessità di cambiare. In alcuni casi invece, avviene che è la persona stessa a chiedere aiuto quando si sente di non potercela fare ed è invasa da emozioni e sensazioni fortemente negative. Tutti i possibili disagi e conflitti sono imputati a cause esterne a loro stesse,  e quindi la responsabilità è degli altri o del fato. Spesso sono i familiari o compagni/e a convincerli a rivolgersi a uno psicoterapeuta.

 

La psicoterapia verte sul costruire una relazione terapeutica modulando a seconda dei casi e del disturbo di personalità la componente cognitiva e emotiva con:

  • l’empatia, lavorando sull’emozioni o sui sentimenti;
  • l’accettazione, il calore e la vicinanza.
  • la congruenza, con il confronto e la trasparenza.

Questo per raggiungere la consapevolezza di sperimentare e di apprendere nuovi modi di fare esperienze attraverso anche il processo di mentalizzazione.

 

Bibliografia

American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (Fifth ed.). Arlington, VA: American Psychiatric Publishing.

Petrini P., Visconti N., Casadei A., Mandese A. (2012). I disturbi della personalità. Il funzionamento psichico tra normalità e patologia.FrancoAngeli. Milano

Rogers, C.R. (1961) On Becoming person. A Therapist’s View of Psychotherapy, Boston, Mifflin Company (trad. it. La terapia centrata sul cliente, Firenze, Martinelli, 1970).

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